Reinventare la democrazia: l’e-Democracy
La democrazia dovrebbe essere il governo del popolo (Art. 3 della Costituzione Italiana), dove il potere è espresso dalla volontà collettiva. Ma forse oggi non è proprio così. Occorrerebbe uno sforzo per realizzare una democrazia partecipativa e deliberativa attraverso strumenti digitali, è questo che si intende per e-Democracy. Quante volte sentiamo dire che il voto non serve a niente o che chi va al potere non ascolta mai i cittadini? Forse proprio perché la politica ha tradito tante volte le sue promesse ci sono tante persone che se ne sono disinteressate. Per chi vuole cambiare le cose oggi si potrebbe fare la differenza, visto che esistono gli strumenti per partecipare direttamente alla politica.
In una democrazia rappresentativa è normale delegare i propri poteri. Ma è il meglio che possiamo fare? È possibile creare una democrazia aperta e basata sulla partecipazione? Forse oggi possiamo dare una risposta a queste domande grazie a un nuovo strumento: l’e-democracy. L’e-democracy, o democrazia digitale, potrebbe essere un elemento fondamentale per questa rivoluzione. Infatti sarebbe possibile utilizzare piattaforme dove vengono adottate soluzioni grazie a un processo decisionale condiviso. In poche parole i cittadini, tramite dibattito, portano delle proposte collettive che poi vengono votate. In questo modo gli interessi di tutti gli stakeholders, generali e locali, non potrebbero essere ignorati dalle istituzioni, visto che il cittadino diventa parte attiva e responsabile della politica.
I problemi della democrazia oggi
La concentrazione dei poteri
“La più grande minaccia per la libertà è la concentrazione del potere nelle mani di uno o pochi individui.” diceva Montesquieu. E proprio questo è uno dei più grandi problemi delle democrazie di oggi. Prendiamo ad esempio lo stato italiano. Recentemente è stato pubblicato “Io sono il Potere”, un libro nel quale vengono raccolte le confessioni anonime di un capo di gabinetto di un ministero. La scena che viene dipinta è agghiacciante.
Viene rivelato che concetti come democrazia, rappresentanza e popolo non c’entrano niente con la creazione delle leggi. Le leggi vengono fatte per servire interessi. E il potere di fabbricare leggi negli anni si è spostato sempre più sul governo, togliendolo ai parlamentari. Fra tutti i disegni di legge, quelli governativi vengono approvati il 32,02% delle volte in circa 4 mesi. Quelli dei parlamentari lo 0,87% in circa un anno. Senza contare che il governo può mettere la fiducia su ogni decreto o disegno di legge, stroncando discussione, emendamenti e opposizione, “e tanti saluti a Montesquieu”.
Il disinteresse e l'astensione
L’apparente disinteresse della popolazione e la sua scarsa partecipazione nella vita politica è causato anche dalla concentrazione del potere politico, sia al livello locale che nazionale. Se il governo si arrocca nei suoi palazzi, diventa incomprensibile e inaccessibile, come si può pretendere che i cittadini se ne interessino? La popolazione è tenuta fuori dalle decisioni e dai dibattiti politici ed è questo che ha causato la sua insofferenza verso la politica. Una delle maggiori critiche che viene mossa a un processo decisionale più allargato, è che il popolo è ignorante in molte questioni tecniche e complesse. Potrebbe essere vero. Ma responsabilizzare gli individui potrebbe essere la soluzione, così da incentivarli a informarsi e partecipare. Soprattutto per le questioni locali e private i cittadini avrebbero un interesse più vivo, competenze più mirate e sarebbe più facile per loro informarsi, visto che questi affari li riguardano direttamente.
La polarizzazione politica
Altro problema che riguarda il dibattito pubblico in tante società è la polarizzazione politica. La polarizzazione è il grado di distanza fra due opinioni politiche. Più un certo dibattito politico è polarizzato, più le opinioni in merito sono opposte e inconciliabili. Il fatto preoccupante è che questa polarizzazione coinvolge sempre più temi, anche quelli meno controversi, e sempre più società. Figuriamoci poi quando i partiti sfruttano questo fenomeno per un tornaconto personale o elettorale. Gli esempi sono tutti intorno a noi: la crisi climatica, le vaccinazioni, le elezioni americane, il movimento Black Lives Matter, il politically correct, e così via…
La polarizzazione ha profonde conseguenze sullo stato della democrazia, perché è responsabile di numerosi episodi di violenza collettiva e individuale, di sempre più numerosi messaggi di odio e della creazione di narrative pseudoscientifiche. Ma non solo. La polarizzazione si fa sentire anche nella vita di tutti i giorni, mettendo a rischio rapporti personali e familiari. Diversi studi concordano con il fatto che i social media, nella loro forma attuale, hanno molto contribuito ad aumentare la polarizzazione politica e i crimini d’odio. Probabilmente a causa degli algoritmi che, proponendo alle persone contenuti che confermano e amplificano le proprie opinioni, creano delle “camere d’eco”, ovvero comunità prive di una diversità di visioni. Inoltre questo problema è ulteriormente aggravato dalla penuria di strumenti di fact-checking, comportando che nelle camere d’eco possano circolare contenuti sempre più complottisti e radicali.
Le soluzioni offerte dall’e-democracy
Coinvolgimento sulle proposte di rilievo
La ricchezza di un dibattito è data dalla diversità e dalla qualità delle opinioni che partecipano. Una democrazia è tanto viva quanto è in grado di trovare soluzioni grazie a un dibattito ampio e inclusivo. Il sistema non deve essere a “somma zero” dove la votazione ha un vincitore e un vinto, ma a “somma positiva” dove la soluzione è la sintesi del dibattito. Questa è la grande differenza fra la democrazia rappresentativa come la conosciamo oggi e una democrazia deliberativa. Nella democrazia rappresentativa l’elettore è chiamato a spuntare una casella ogni 5 anni votando un parlamento che non risponde delle sue scelte fino alle prossime elezioni. In una democrazia deliberativa i cittadini sono chiamati a discutere singole questioni e a presentare diverse soluzioni, concordandone una che riassuma i risultati del dibattito.
Abbattimento delle barriere di partecipazione
Sarebbe impossibile riunire tutti e 40 milioni di elettori in una stanza per discutere; per questo motivo negli anni il progetto di una democrazia deliberativa non è stato perseguito, oppure è stato adottato in maniera ridotta. Ad esempio in Irlanda per decidere come risolvere la questione molto divisiva dell’aborto è stata formata un’assemblea deliberativa fatta di 99 cittadini. Dopo aver sentito le diverse opinioni di esperti e aver dibattuto con l’aiuto di un moderatore, l’assemblea ha concordato un documento che raccomandava di abrogare e cambiare la legge esistente. Queste raccomandazioni sono state poi approvate da un referendum nel 2018. O ancora, la democrazia deliberativa è stata adottata al livello locale, come i “Town Hall Meetings 21” dove assemblee fra le 500 e le 5000 persone si riuniscono per discutere questioni del comune o del territorio.
Però oggi siamo in grado di cambiare ciò, possiamo portare la democrazia deliberativa a partire da un livello locale, come comuni, aziende, associazioni, condomini, gruppi di amici... Piattaforme che permettano di organizzare diverse proposte, moderare le diverse discussioni, creare soluzioni condivise e votarle sono possibili, e già stanno nascendo. Far ripartire la democrazia dalle esigenze locali, dove interesse e conoscenza sono più raggiungibili, invertirebbe il processo decisionale da “top-down” a “bottom-up” creando una cultura partecipativa capace di ampliarsi e raggiungere aree sempre più vaste.
Abbattimento del tempo e dello spazio
Attualmente per organizzare processi partecipativi occorre definire dei luoghi dove le persone votano su questiti già decisi attraverso una crocetta.
L'e-Democracy permetterebbe di:
- Partecipare alla proposta in fase di formulazione del quesito attraverso contributi basati sulle competenze e sul consenso
- Votare o contribuire da qualsiasi luogo collegato ad internet
- Applicare diverse metodologie di votazione e scelta delle soluzioni
- Disporre di un periodo di tempo congruo di giorni, settimane o mesi per permettere a chiunque in tutta comodità di informarsi e effettuare una scelta ponderata
- Poter cambiare il voto fino al momento dello scrutino per evitare il voto di scambio
La rivolzione dell'e-Democracy
L'e-Democracy si contrappone all'attuale sistema di democrazia rappresentativa offrendo strumenti capaci di:
- Decentralizzare il potere, poiché il processo decisionale sarebbe distribuito e condiviso con l’intera collettività in base agli interessi;
- Coinvolgere i cittadini e creare un senso di comunità, che prendendo parte attiva alla decisione riacquisterebbero un senso civico e si sentirebbero più coinvolti;
- Diminuire la polarizzazione, dato che non ci sarebbero le camere d’eco ma spazi di discussione aperte a tutte le opinioni;
- Aumentare l’efficienza, poiché permetterebbe enormi risparmi sulla gestione burocratica, nelle elezioni e nel decision making, oltre ad incrementare la trasparenza.
La transizione a un modello deliberativo è forse una delle sfide più difficili e impegnative che ci attende nei prossimi anni e decenni, poiché richiederà uno sforzo collettivo, condiviso. E ulteriore sfida sarebbe quella di portare il processo deliberativo dal locale al generale. Ma tante sono le sue difficoltà, tante potranno essere le sue potenzialità.
Links e approfondimenti
- Why Social Media Makes Us More Polarized and How to Fix It
- Townhall meetings
- The Irish abortion referendum: How a Citizens’ Assembly helped to break years of political deadlock
- Perché il cittadino 2.0 ha bisogno del pensiero hacker | Gabriele Giacomini | TEDxUdine
- Political Polarization in the American Public
- Io sono il potere, l’autobiografia di chi comanda