Economia partecipativa e i nuovi strumenti digitali
Sai cos'è l’economia partecipativa? Sei consapevole del fatto che il nostro sistema economico può cambiare? Stai pensando a quale possa essere una probabile alternativa all’attuale sistema economico? Credi che il capitalismo attuale abbia dei difetti? Che questo debba essere più inclusivo?
Introduzione
Seppur è complicato e può sembrare inutile immaginare o teorizzare un’organizzazione del mercato che differisce da quella che conosciamo, bisogna tener conto che la società umana ha cambiato i propri sistemi economici diverse volte prima di arrivare al capitalismo, il quale, sebbene dia come una sensazione di perpetuità quando si pensa ad esso, è relativamente giovane. Secondo alcuni studiosi, infatti, le origini del capitalismo sono sì da rintracciarsi nel Medioevo e nel Rinascimento europeo, ma esso divenne un sistema dominante solo a partire dal XVI secolo.
È da dare per assodato, allora, che la società umana continua ad evolversi continuamente (e fortunatamente) e che ha così cambiato le strutture che lo circondano tante e tante volte. D’altronde, il capitalismo di oggi non è di certo quello di qualche anno fa. Quindi, immaginare che in un futuro ci sia un altro sistema che governi le logiche del lavoro e del mercato non è per nulla un discorso utopistico. Affermare così, inoltre, delegherebbe implicitamente poca fiducia nella capacità di perfettibilità umana; qualità che è di ben evidente appartenenza all’uomo, se si valuta il corso della storia.
Ragionare su possibili strutture future permette di mettere in luce i problemi di oggi e di dare un contributo alla società che verrà, la quale sarà protagonista nell’indirizzare il corso degli eventi e che si baserà sicuramente sulle proposte fatte dalle grandi menti del passato.
Questo è il primo di una serie di articoli dedicati alla proposta del teorico politico Michael Albert e dell’economista Robin Hahnel: l’economia partecipativa. Prenderemo in esame le motivazioni, i valori e, brevemente, le istituzioni di questo modello economico.
Motivazioni
Anche se gli standard di vita stanno progredendo col tempo (nella maggior parte dei casi dovuti ad una maggiore conoscenza scientifica, ma anche di movimenti democratici che hanno richiesto un cambio dello stato di cose verso una destinazione più inclusiva ), le società di oggi sono caratterizzate da una miriade di problemi. Per citarne alcuni: l’aumento del divario tra ricchi e poveri e delle ore di lavoro, il problema ecologico, il consumismo, le crisi finanziarie cicliche, il monopolio del potere, la costante disoccupazione. Tanti lavoratori hanno un potere di controllo sulle loro vite veramente esiguo, mentre grandi multinazionali e lobby hanno conquistato un’influenza significativa sul sistema politico.
I sostenitori del modello di economia partecipativa criticano fortemente il sistema gerarchico e di classe istituito dal capitalismo. Qui è doveroso fare una precisazione: mentre la dottrina marxista contrappone solamente due categorie (“capitalisti” e “proletari”), la teoria di Albert e Hahnel ne individua tre. Da un lato ci sono i capitalisti, i proletari marxisti a capo delle logiche di mercato e di lavoro, dall’altro la categoria dei proletari viene divisa in due: workers e coordinators. Questa suddivisione parte dall’assunto che alcuni lavori sono più desiderabili e delegano più potere rispetto ad altri.
- I lavori dei coordinators (che appartengono alle sfere della politica, del management, della legge, della medicina, della contabilità e della ricerca) assicurano l’accesso a informazioni e capacità utili alla formulazione di idee e di piani al fine dei processi di decision-making sulle politiche pubbliche.
- I workers, invece, hanno poca possibilità di partecipare a questi processi e i loro lavori sono effettivamente presi poco in considerazione se paragonati ai precedenti.
Inoltre, Albert e Hahnel criticano che ricompensare le persone sulla base della fortuna (e quindi capacità o talenti dovuti alla loro nascita o per eredità) è diseguale e inefficiente.
L’economia partecipativa fonda quindi le sue basi in una società del lavoro che è ritenuta particolarmente ingiusta e altamente gerarchizzata. Questa scuola di pensiero fa proprio il concetto di uguaglianza sostanziale e lo eleva come fondamento principale delle logiche di lavoro: le istituzioni devono garantire la massima uguaglianza possibile ai cittadini, secondo parametri giusti e ampiamente condivisi.
Obiettivi e valori
- Autogestione
Oggi i workers hanno pochissimo controllo sulla loro vita lavorativa e sulle decisioni che riguardano essa. Applicare il concetto di democrazia all’economia, di conseguenza, non significherebbe delegare ad ogni lavoratore un singolo voto. Al contrario, la scelta più giusta e che garantisce più rappresentanza prevede che ogni individuo debba avere più o meno voce in capitolo in base all’influenza della questione di cui si sta discutendo: questo è ciò che Albert e Hahnel intendono per self-management.
- Giustizia
Ereditare ricchezza e avere accesso a migliori opportunità o formazione fin dalla nascita è sì una fortuna, ma allo stesso tempo è ingiusto per coloro che non hanno giovato delle stesse condizioni. Lo sforzo e il sacrificio dovrebbero essere gli unici fattori secondo i quali viene effettuare differenze nella distribuzione del reddito.
- Solidarietà
Le logiche dell’economia di mercato sono competitive: gli interessi si contrappongono l’uno con l’altro, cosicché la vittoria di uno alla fine significa la sconfitta di qualcun altro. A tale situazione l’economia partecipativa contrappone la solidarietà: promuovere la consapevolezza degli interessi condivisi, della convivenza e della preoccupazione per il benessere degli altri. Le istituzioni economiche dovrebbero essere organizzate al fine di incoraggiare le persone, anziché scoraggiarle, nell’agire in solidarietà con gli altri.
- Diversità
In contrasto con l’omogeneizzazione e il conformismo che sembrano le carte vincenti di questa era, è importante invece riconoscere che ogni individuo è unico nel suo genere e bisogna quindi creare una grande varietà di possibilità affinché le persone possano realizzare la propria vita. È importante sperimentare idee e opzioni diverse e prendere in considerazione quelle delle minoranze.
- Efficienza
Molti pensano che la parola efficienza connessa al contesto economico significhi meramente massimizzare il profitto. Oppure ancora, viene detto che la virtù del libero mercato è che esso è efficiente, cosa che non è: un’economia efficiente non comporterebbe il collasso climatico, le crisi cicliche e la disoccupazione persistenti, solo per dirne alcune. Efficienza significa, invece, raggiungere gli obiettivi economici con il minor spreco di risorse, tempo, lavoro ed energia possibile. Il fine dell’efficienza è massimizzare il benessere umano per tutti.
- Sostenibilità ambientale
L’uomo deve vivere il presente con un occhio di riguardo verso al futuro, per questo motivo ha il dovere di lasciare alle generazioni future delle condizioni vantaggiose almeno quanto quelle di cui si gode oggi. Nel soddisfare i nostri bisogni economici, dobbiamo proteggere e amministrare l’ambiente naturale e per questo progredire.
Istituzioni
Al fine di realizzare questi valori, Hahnel e Albert per l’economia partecipativa hanno pensato a delle istituzioni antitetiche a quelle capitaliste, le quali sono principalmente guidate dalla proprietà privata delle risorse produttive.
- Proprietà sociale dei “beni comuni” produttivi;
Ciò che intendiamo per “capitale” o “mezzi di produzione” (materiali, macchine, edifici e conoscenze) non sono altro che il prodotto del lavoro dell’uomo da migliaia di anni, che le generazioni ereditano come se fosse un regalo.
In un’economia partecipativa le risorse produttive sono di proprietà di tutti i lavoratori in modo equo: qualsiasi individuo ha il diritto di beneficiare e decidere come queste vengono utilizzate. Da qui la denominazione “beni comuni”.
Di conseguenza, in questo modello non sussistono né individui privati che raccolgono e mantengono per sé stessi un vasto potere, né una burocrazia statale centralizzata che controlla l’economia. È la società che concede ai vari luoghi di lavoro l’accesso e la gestione di parti dei beni comuni attraverso una procedura di pianificazione partecipata a cadenza annuale, alla quale tutti partecipano.
- Consigli dei lavoratori autogestiti;
Le aziende dell’economia partecipativa non sono di tipo gerarchico top-down, ma dei luoghi di lavoro autogestiti: ogni worker è membro di un organo decisionale democratico in ragion del proprio posto di lavoro, che è chiamato “consiglio dei lavoratori” nel quale ogni membro ha un voto. Le prerogative di questo consiglio sono:
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- Pianificare e decidere cosa produrre e la metodologia;
- Suddivisione delle mansioni in lavori bilanciati;
- Distribuire in modo equo il reddito tra i lavoratori avendo come parametri la creazione di valore e il sacrificio;
- Eleggere i rappresentanti federali, che sono revocabili e non fissi, per le decisioni che riguardano la loro industria.
- Consigli dei consumatori di quartiere autogestiti;
Ogni cittadino, in quanto residente e facente parte di una famiglia, è un membro del consiglio locale dei consumatori, un organo decisionale in cui si formulano proposte e si decide sul consumo di beni e servizi pubblici nella zona in cui si vive. I compiti principali del consiglio locale dei consumatori sono:
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- Discutere e decidere quali sono i beni collettivi che devono essere finanziati (palestre, biblioteche, strutture comunitarie, …);
- Prendere decisioni, nel caso in cui se ne presenta la necessità, circa la distribuzione di reddito;
- Eleggere rappresentanti federali (a livello locale, regionale e/o nazionale), revocabili e non fissi, per le decisioni di consumo collettivo.
Sia il sistema dei consigli dei lavoratori che quello dei consumatori di quartiere diventano meno utopici se si pensa ai mezzi che si hanno a disposizione oggi grazie alla tecnologia. Oggi è possibile creare delle piattaforme deliberative che facilitano i processi di decision-making, la creazione di policy condivise e la definizione di una mission comune.
Applicazioni come Concorder rendono questi sistemi pratici e realizzabili, ma soprattutto più inclusivi: chiunque, in qualsiasi momento, può partecipare alla decisione finale senza il bisogno di un incontro fisico e, quindi, della presenza simultanea di diversi individui in un dato luogo, in una data ora. Le nuove tecnologie risultano essere, in tal senso, un mezzo per massimizzare i tempi e minimizzare gli sforzi.
- Federazioni di consigli istituite su più livelli.
Tutti i consigli dei consumatori di quartiere invieranno delegati a una federazione di consigli di quartiere, le quali parteciperanno assemblee di vari livelli (rione, città, contea, stato, nazione). Lo scopo di queste federazioni è quello di consentire alle persone di esprimere le loro richieste circa beni pubblici riguardanti aree geografiche più vaste (trasporti, sanità, istruzione, …).
- Pianificazione partecipata
La pianificazione partecipata è una procedura di pianificazione democratica decentralizzata utilizzata dai consigli e dalle federazioni sopra citate per una coordinazione e pianificazione efficiente, equa e sostenibile delle risorse produttive della società.
Nel modello dell’economia partecipativa non esiste uno scambio di mercato o una pianificazione centralizzata: le decisioni sulla distribuzione delle risorse della società e sulla scelta dei beni e dei servizi da produrre, sono prese attraverso una procedura di pianificazione democratica decentralizzata a cadenza annuale, a cui partecipano tutti: consigli dei lavoratori, consigli dei consumatori e le federazioni.
Questo sistema sembra particolarmente complesso e macchinoso. Tuttavia bisogna anche considerare l’enorme aiuto che il digitale ci dà. Non è difficile, infatti, pensare ad un sistema in cui ogni comunità possa lanciare la propria richiesta di beni e servizi specificando dei budget ben definiti. Dall’altro lato, le società di servizi a loro volta potrebbero controbattere con altre offerte per rispondere alle proprie esigenze, fino ad arrivare ad un accordo.
Conclusioni
In questo primo articolo dedicato all’economia partecipativa abbiamo potuto notare come questa non guardi al mondo del lavoro e all’economia con lo stesso occhio col quale siamo abituati a vedere: l’essere umano non deve fare a pugni in un contesto altamente competitivo per acquisire soldi, valore e riscatto sociale. Parametri come l’eredità e la fortuna, sia genetica che di circostanza, sono totalmente annullati a favore di ciò che dovrebbe veramente contare: la volontà di darsi da fare per il bene della società, che non è solamente quella di oggi, ma anche quella di domani.
Il modello capitalista viene scientemente analizzato e messo in discussione; ne vengono risaltate le criticità e conservate le qualità, al fine di ottenere un risultato per il quale l’applicazione del concetto di eguaglianza sostanziale pare esserne il mantra.
Ciò che auspicano Hahnel e Albert pare essere un mondo che guarda il lavoro come solamente una parte della vita di un uomo e non il suo aspetto principale. In questo mondo quanti soldi hai non fa chi sei e se ne hai troppi, forse, è un problema per gli altri che deve essere risolto.